Umberto Brunelleschi (1879‑1949), nato a Montemurlo vicino a Pistoia, rappresenta una delle figure più eleganti e raffinate della Belle Époque e del primo Novecento europeo. Figlio di un assicuratore, scelse di abbandonare la strada professionale del padre per dedicarsi all’arte, studiando all’Accademia di Belle Arti di Firenze sotto Raffaello Sorbi e Giuseppe Cianfani. Fin dai primi anni, Brunelleschi mostrò un’inclinazione per il disegno elegante e un gusto per il colore e la linea che lo avrebbero reso celebre come illustratore e scenografo.
Nel 1900, con gli amici Ardengo Soffici e Giovanni Costetti, si trasferì a Parigi, apparentemente per visitare l’Esposizione Universale, ma con l’obiettivo di inserirsi nel vivace panorama artistico della capitale francese. La città era allora un crocevia di innovazioni, tra la moda, il teatro e le arti decorative. Umberto Brunelleschi iniziò a collaborare con riviste di moda e satira come Le Rire, Le Frou-frou e L’Assiette au beurre, firmando spesso con lo pseudonimo “Aroun al Raxid”. Il suo stile, elegante e flessuoso, dai colori brillanti e dal tratto sicuro, catturava perfettamente lo spirito raffinato della Parigi della Belle Époque, anticipando alcuni degli elementi estetici che sarebbero stati fondamentali nell’Art Déco.
L’Art Déco, corrente artistica nata ufficialmente negli anni ’20 ma già in formazione durante la Belle Époque, privilegia linee geometriche, decorazioni stilizzate e un senso di lusso sobrio e sofisticato. Umberto Brunelleschi si muoveva con naturalezza in questo contesto, applicando i suoi segni grafici non solo all’illustrazione ma anche alla scenografia, al costume e alla grafica pubblicitaria. Il suo debutto come scenografo avvenne nel 1912 con il balletto Légende du clair de lune al teatro Les Bouffes Parisiens, aprendo la strada a decenni di collaborazione con teatri e cabaret parigini, tra cui Folies Bergère, Casino, Mogador e Marigny.
Brunelleschi, oltre alla vita artistica, era protagonista della vita mondana parigina: il suo atelier in rue Boissonade a Montmartre, arredato in uno stile eclettico tra Oriente e Liberty, ospitava feste leggendarie. Tra gli ospiti figuravano Modigliani, Picasso, André Derain, Ida Rubinstein e persino Gabriele D’Annunzio, segno della sua capacità di fondere arte, moda e spettacolo in un unico scenario raffinato, perfettamente in linea con lo spirito decorativo dell’Art Déco.
Durante la Prima Guerra Mondiale, Umberto Brunelleschi ritornò in Italia e combatté al fronte, continuando però la sua attività grafica per riviste militari come Il Numero e fondando La Tradotta, giornale della Terza Armata. Al termine del conflitto tornò a Parigi e il suo stile raggiunse la piena maturità. Fondò la rivista a colori La Guirlande, illustrò campagne pubblicitarie per marchi come Fiat e Van Houten e firmò scene teatrali di grande effetto, dove l’eleganza, la geometria e la cromia ricordavano il linguaggio visivo dell’Art Déco.

Foto da: Fantasie Déco. Opere dalla collezione d’arte di Fondazione CR Firenze
La sua produzione, pur meno studiata rispetto a quella di altri contemporanei, rappresenta un ponte ideale tra il liberty italiano, la grafica elegante della Belle Époque e le forme rigorose dell’Art Déco. Brunelleschi dimostrò che la modernità non è solo innovazione tecnica, ma anche capacità di unire mondanità, estetica e funzionalità: le sue opere sono ancora oggi celebri per il gusto raffinato, la precisione del tratto e la luminosità dei colori.
Umberto Brunelleschi resta così una figura chiave per comprendere la diffusione dello stile Art Déco tra Parigi e l’Italia, un artista capace di trasformare ogni illustrazione, scena o manifesto in un piccolo gioiello decorativo, sintesi perfetta tra arte e mondanità.
