Pieter van Hanselaere, talvolta francesizzato in Pierre van Hanselaere, nacque a Gand il 31 luglio 1786 e vi morì il 10 marzo 1862. Pittore belga, si specializzò in ritratti e scene storico-religiose, sviluppando uno stile profondamente radicato nel neoclassicismo e influenzato dal grande Jacques-Louis David, suo maestro a Parigi.
Dopo gli studi iniziali all’Accademia Reale di Belle Arti di Gand con Pierre Van Huffel, nel 1809 si trasferì a Parigi per perfezionarsi presso l’Accademia Reale di Pittura e Scultura sotto la guida di David. Nel 1814, tornato a Gand, vinse un premio di pittura a tema storico che gli permise di finanziare il tanto atteso viaggio in Italia. A causa dei conflitti napoleonici, il suo soggiorno italiano iniziò solo nel 1816; si stabilì prima a Roma, dove dipinse ritratti per ufficiali di alto rango, e poi a Napoli, dove ottenne grande successo come pittore della corte reale.

Van Hanselaere si distinse per la sua perfezione tecnica nei ritratti, con una palette cromatica che richiamava l’influenza di Rubens, e per le sue composizioni storiche. Tornato a Gand nel 1828, nel 1829 ottenne la cattedra di professore all’Accademia grazie al dipinto Susanna e i vecchioni (1820). Tra i suoi allievi più noti figurano Cornelis Kimmel e Pierre Olivier Joseph Coomans.
La carriera di Van Hanselaere fu caratterizzata da grande notorietà e successo economico, permettendogli di acquistare tre case nella Rue Courte du Marais. Tuttavia, il suo capolavoro del 1844 – un imponente dipinto raffigurante Filippo d’Artevelde e il suo esercito – ricevette critiche negative per la sua eccessiva larghezza e complessità, segnando un duro colpo per l’artista. La perdita del figlio unico contribuì ulteriormente al suo isolamento, fino alla morte avvenuta nel 1862.
Alcune delle sue opere erano ancora esposte nel 1890 al Museo Statale di Amsterdam, testimonianza della sua importanza nel panorama artistico neoclassico belga del XIX secolo.
