Lucio Fontana (1899–1968) è uno dei protagonisti assoluti dell’arte del XX secolo, noto soprattutto per le sue iconiche tele tagliate e bucate che hanno rivoluzionato il concetto di pittura e spazialità. Ma dietro a questa fama, esiste un lato meno noto ma altrettanto significativo della sua produzione: la ceramica. La mostra Mani-Fattura: le ceramiche di Lucio Fontana, in programma alla Collezione Peggy Guggenheim dall’11 ottobre 2025 al 2 marzo 2026, offre al pubblico l’opportunità di scoprire questo aspetto innovativo della sua carriera.
Con circa 70 opere storiche, alcune mai esposte prima, la mostra ripercorre l’intera produzione ceramica di Lucio Fontana, dagli esordi in Argentina negli anni Venti fino al periodo italiano del dopoguerra. La curatrice Sharon Hecker sottolinea come, a lungo relegata al ruolo di artigianato, la ceramica di Fontana oggi riceva finalmente l’attenzione che merita, grazie anche al rinnovato interesse per i materiali e le tecniche tradizionali nell’arte contemporanea.
Dal figurativo all’astratto: un percorso tra due continenti
Il percorso espositivo inizia con le prime opere realizzate da Lucio Fontana al suo ritorno in Argentina nel 1926, come Ballerina di Charleston, nate dopo l’esperienza traumatica della Prima guerra mondiale. Prosegue in Italia durante gli anni Trenta, periodo in cui l’artista crea piccole terrecotte intime, non smaltate o con leggere colorazioni, tra cui Ritratto di bambina (1931) e Busto femminile (1931).

Negli anni successivi, grazie alla collaborazione con gli artigiani di Albisola, Lucio Fontana sperimenta l’uso degli smalti, realizzando opere iconiche come Coccodrillo (1936-37), Medusa (1938-39) e il maestoso Torso Italico (1938). Durante la Seconda guerra mondiale, l’artista torna in Argentina, continuando a lavorare la ceramica, per poi rientrare in Italia nel dopoguerra, periodo in cui la sua produzione si intreccia con il boom economico e il design contemporaneo.
Collaborazioni, architettura e design
Lucio Fontana non si limita alle opere da collezione: realizza anche oggetti per interni, dai piatti ai crocifissi, e collabora con importanti architetti milanesi per fregi ceramici e sculture site-specific integrate nel tessuto urbano, visibili ancora oggi in edifici pubblici, scuole, chiese e spazi privati. La mostra include anche un cortometraggio inedito di Felipe Sanguinetti, che racconta questi interventi, impossibili da trasportare in museo, ma rivivibili attraverso le immagini cinematografiche.
Un approccio materico e collaborativo
La ceramica di Lucio Fontana emerge come terreno di sperimentazione, capace di unire arte e artigianato, design e manualità. Dalla superficie liscia a quella ruvida, dalle incisioni ai tagli e buchi tipici del suo linguaggio spaziale, la materia diventa un mezzo espressivo potente e versatile. Particolare attenzione è dedicata ai ritratti femminili, che rivelano l’intima relazione dell’artista con le figure della sua vita, tra cui la moglie Teresita Rasini e la scrittrice Milena Milani.

Riscoprire Lucio Fontana
Mani-Fattura: le ceramiche di Lucio Fontana invita il pubblico a guardare oltre l’immagine consolidata dell’artista come figura eroica e iconica, mostrando un lato più informale, collaborativo e profondamente legato alla materia. La mostra è accompagnata da un catalogo illustrato pubblicato da Marsilio Arte e da un programma di attività collaterali gratuite, che approfondiscono la pratica ceramica e il linguaggio visivo di Fontana.
Per chi vuole scoprire la “seconda anima” di Lucio Fontana, questa esposizione rappresenta un’occasione unica per ammirare la sua straordinaria capacità di trasformare la ceramica in arte viva.
