Immerso nel paesaggio molisano, ai margini orientali della città di Isernia, il Museo Nazionale del Paleolitico rappresenta uno dei più significativi esempi italiani di integrazione tra archeologia, architettura e ricerca scientifica. Il complesso museale si inserisce nel più ampio progetto del Parco archeologico di Isernia La Pineta, un sito di eccezionale importanza per la conoscenza dei modi di vita e delle dinamiche di popolamento umano nell’area mediterranea durante la Preistoria.
La storia del Museo Nazionale del Paleolitico di Isernia è indissolubilmente legata alla scoperta, avvenuta nel 1978, del giacimento preistorico di Isernia La Pineta, emerso in modo fortuito durante i lavori di sbancamento per la costruzione della superstrada Napoli–Vasto. L’eccezionale ricchezza dei reperti — migliaia di manufatti e resti faunistici perfettamente conservati all’interno dei sedimenti — rese da subito evidente la necessità di una struttura dedicata alla loro tutela e valorizzazione.
Il progetto architettonico del Museo Nazionale del Paleolitico di Isernia, firmato da Brenno Albrecht e completato nel 1987, si distingue per l’equilibrio tra rigore funzionale e qualità spaziale. L’opera è stata insignita nel 1988 del Premio Internazionale di Architettura Andrea Palladio, a riconoscimento della sua capacità di coniugare ricerca formale e vocazione divulgativa. L’edificio, collegato al Padiglione degli Scavi da un lungo porticato, si articola in spazi fluidi che guidano il visitatore attraverso un percorso esperienziale, in costante dialogo con l’area archeologica protetta.
Nel Padiglione degli Scavi, un ambiente di circa 700 mq, il pubblico può osservare direttamente l’archeosuperficie e assistere alle attività di ricerca e conservazione. Il museo vero e proprio, inaugurato progressivamente a partire dal 1999 e costantemente aggiornato, culmina nel nuovo allestimento museografico aperto nel 2023, che restituisce piena centralità al sito di Isernia La Pineta attraverso un linguaggio espositivo immersivo. Accanto alle vetrine tradizionali, l’allestimento integra ricostruzioni a grandezza naturale di fauna pleistocenica e di gruppi umani del Paleolitico, in un percorso che fonde suggestione visiva e rigore scientifico.
Tra le sezioni più emblematiche si distingue quella dedicata all’“Archeosuperficie di Isernia La Pineta”, dove circa 6.000 reperti originali sono presentati nella posizione esatta del rinvenimento, su un supporto che riproduce il suolo primitivo. Accanto a essa, l’installazione “Uomini, Attività, Ambienti e Animali di Isernia La Pineta” espone il reperto umano più antico d’Italia: un dente da latte appartenuto a un bambino di circa 5–6 anni, datato a 586.000 anni fa e attribuito alla specie Homo heidelbergensis. Grazie alla collaborazione tra archeologi, antropologi e artisti, la paleo-artista Elisabeth Daynès ne ha ricostruito con straordinaria fedeltà l’aspetto originario, offrendo al visitatore un incontro diretto con uno dei primi abitanti d’Europa.
La grande sala centrale ospita le imponenti ricostruzioni di un orso, un bisonte, un megacero, un rinoceronte e un elefante antico (Elephas antiquus), accostate ai relativi reperti fossili. L’effetto complessivo è quello di una narrazione tridimensionale del paesaggio preistorico molisano, completata dalla sezione “Preistoria in Molise”, che documenta la lunga continuità dell’insediamento umano nella regione, dal Paleolitico inferiore all’Età del Bronzo.
Il Museo Nazionale del Paleolitico di Isernia non è soltanto un luogo di conservazione, ma un vero laboratorio di conoscenza e comunicazione culturale, in cui l’architettura si fa strumento di mediazione tra il passato remoto e la sensibilità contemporanea. Nella tensione tra scavo e ricostruzione, tra materia e rappresentazione, l’opera di Brenno Albrecht continua a tradurre in forme architettoniche la memoria più antica dell’uomo.
