È una di quelle mostre che sembrano nate per un grande museo, ma che trovano invece casa nell’intimità raffinata di una galleria privata. La Galleria Antiquaria W. Apolloni di Roma, in collaborazione con la Laocoon Gallery di Londra, porta ad AMART 2025 (Palazzo della Permanente, 5–9 novembre) una selezione di opere di Francesco Hayez — il pittore che, più di ogni altro, ha incarnato la tensione romantica e il fervore morale dell’Ottocento italiano.
Dopo le fortunate rassegne dedicate ad Achille Funi (2023) e Andrea Appiani (2024), la galleria romana torna a omaggiare Milano con un tributo che affonda nelle sue radici più profonde: la città del Romanticismo, dove Manzoni scriveva, Verdi componeva, e Hayez dipingeva.
Un viaggio nel cuore del Romanticismo
Sette opere — cinque dipinti e due rari disegni — raccontano l’evoluzione di Hayez (Venezia, 1791 – Milano, 1882) dagli esordi neoclassici fino alle vette della pittura storica e allegorica. A completare il percorso, una piccola ma sorprendente scultura in gesso di Alessandro Puttinati, dedicata al pittore veneziano: un omaggio in miniatura che sembra giganteggiare per intensità e presenza.

Gli esordi romani e la lezione del disegno
Il percorso si apre con il ritrovamento di un’opera che ha il sapore della scoperta: Giuseppe spiega i sogni (1811), dipinto durante il periodo romano dell’artista, quando era pensionante del Regno Italico. Ignoto alla letteratura e persino dimenticato dallo stesso Hayez nelle sue Memorie, il quadro emerge ora dal silenzio del mercato antiquario, restituendo l’eco dei suoi studi vaticani e dell’influenza di Tommaso Minardi. Il giovane Hayez, ancora immerso nella purezza del disegno raffaellesco, già mostra quella tensione drammatica che diverrà cifra del suo linguaggio maturo.
Segue Teti affida Achille al centauro Chirone (1813), grande tela neoclassica che Canova stesso aveva raccomandato per un concorso napoletano poi sfumato. È un’opera che rivela l’Hayez scultoreo, vicino al marmo di Canova ma già animato da una vibrazione sensuale e pittorica: la ninfa che si china in primo piano è anticipazione diretta delle sue eroine romantiche.
Il dramma storico e l’eco letteraria
Con Una testa tagliata (1834), Hayez si confronta invece con la brutalità della storia. Il quadro, piccolo ma di travolgente potenza, raffigura una testa recisa, probabilmente dipinta dal vero, accompagnata dalla scritta “Generale Carmagnola Tragedia”. L’opera diventa così una riflessione pittorica sul dramma manzoniano e sul confine ambiguo tra eroismo, martirio e tradimento. La pittura di Hayez, qui, è insieme cronaca e allegoria, realismo e meditazione morale.

Per gentile concessione della Galleria W. Apolloni di Roma
Un decennio più tardi, la scena si sposta sulla grande storia delle crociate. Nel bozzetto per La sete dei crociati sotto le mura di Gerusalemme (1838), l’artista intreccia pittura, letteratura e musica: il soggetto deriva dal poema di Tommaso Grossi, I Lombardi alla prima crociata, che ispirerà anche l’opera di Giuseppe Verdi. Il Romanticismo, in Hayez, si fa coro delle arti, fusione di poesia, teatro e pittura in un linguaggio eroico e commosso.
Il trionfo del dramma sacro
Tra le opere più ricche di tensione scenica spicca Gioas re a sette anni (ca. 1840), replica autografa del dipinto conservato al Museo Revoltella di Trieste. La composizione, complessa e affollata, mette in scena la proclamazione del giovane re di Giuda, tra il fervore del popolo e il crollo dell’usurpatrice Atalia. Il quadro, passato per decenni come “anonimo storicista”, è stato riscoperto di recente da Fernando Mazzocca ed Elena Lissoni, che ne hanno ricollocato l’autenticità e il valore. È Hayez nella sua piena maturità: narratore biblico, regista teatrale e interprete della storia come dramma universale.
L’artista e il mondo: maschere, allegorie e potere
I due disegni in mostra rivelano invece lati più intimi e sorprendenti del maestro. Nell’Autoritratto mascherato da Giulio Romano (1828), Hayez si rappresenta travestito per un celebre ballo in maschera al palazzo Batthyany: una scena mondana che diventa autoriflessione sull’identità dell’artista, capace di trasformarsi e interpretare il proprio ruolo come un attore romantico.
Chiude la selezione lo Studio per l’allegoria dell’Ordine politico di Ferdinando I d’Austria (1836), disegno preparatorio per l’affresco della Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale. Commissionato su ordine di Metternich e purtroppo perduto nei bombardamenti del 1943, l’affresco rappresentava l’apice della pittura ufficiale di Hayez, costretto a mediare tra idealismo patriottico e ragioni del potere.
Una mostra “da museo” per una galleria privata
Ciò che rende speciale questa esposizione è la sua dimensione di collezione ritrovata: un insieme di opere in gran parte provenienti da raccolte private, alcune riscoperte di recente, che permettono di leggere Hayez fuori dal canone dei musei e dei manuali. La Galleria W. Apolloni continua così un percorso di ricerca che unisce rigore storico e sensibilità curatoriale, in un dialogo costante con la città di Milano.
Dopo AMART, la mostra sarà riallestita in uno spazio milanese (novembre–dicembre 2025) e successivamente presentata alla fiera di Bergamo nel gennaio 2026.
Per gli amanti dell’arte ottocentesca, è un’occasione rara: vedere Hayez come non lo si era mai visto, attraverso i frammenti vivi della sua storia personale e del suo tempo.
