L’arte, da sempre, rappresenta uno dei mezzi più potenti e sottili attraverso cui i popoli comunicano, si comprendono e si avvicinano. Nella contemporaneità, questo ruolo ha assunto una valenza strategica e politica precisa, nota come diplomazia dell’arte (art diplomacy), una dimensione della più ampia diplomazia culturale che utilizza le espressioni artistiche per promuovere il dialogo e la cooperazione internazionale.
L’arte come veicolo di identità e dialogo
L’arte offre un linguaggio universale capace di superare le barriere linguistiche, ideologiche e religiose. Essa fornisce, da un lato, uno strumento per esprimere e interpretare il patrimonio culturale e l’identità di una nazione; dall’altro, crea spazi di incontro in cui artisti, curatori, istituzioni e pubblico possono dialogare su una piattaforma neutrale. In un mondo sempre più interconnesso ma anche polarizzato, l’arte diventa così un mezzo diplomatico che favorisce la comprensione reciproca e la coesione sociale.
Soft power e relazioni internazionali
Nel linguaggio delle relazioni internazionali, la diplomazia dell’arte si colloca all’interno del concetto di soft power, teorizzato da Joseph Nye. Essa rappresenta una forma di influenza non coercitiva, capace di plasmare le percezioni e i comportamenti attraverso l’attrazione culturale, piuttosto che attraverso la forza economica o militare. Mostre itineranti, donazioni di opere, collaborazioni museali e programmi di scambio artistico diventano strumenti di politica estera che mirano a rafforzare l’immagine di un Paese e a consolidarne i legami con altre nazioni.
Dalle meraviglie antiche alle pratiche contemporanee
Fin dall’antichità, l’arte ha contribuito a costruire relazioni tra civiltà. Dalla Grande Piramide di Giza all’Acropoli di Atene, dalla Grande Muraglia Cinese al Colosseo, fino alla Statua della Libertà — dono della Francia agli Stati Uniti nel 1886 — i monumenti hanno spesso assunto un valore simbolico di alleanza, dialogo e riconoscimento reciproco.
Oggi, la diplomazia dell’arte si manifesta in forme nuove e dinamiche. Un esempio emblematico è lo scambio tra i Musei Vaticani e la Cina, dove preziose opere d’arte sono state prestate reciprocamente in uno spirito di apertura e collaborazione interculturale. Iniziative di questo tipo non solo promuovono la conoscenza reciproca, ma creano un terreno fertile per il dialogo politico e religioso.
Il ruolo dell’UNESCO e delle istituzioni internazionali
L’UNESCO svolge un ruolo fondamentale nella promozione della diplomazia culturale globale, tutelando il patrimonio materiale e immateriale dell’umanità. La Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale culturale e naturale, adottata nel 1972, stabilisce che i beni candidati possano essere iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale come:
- Patrimonio culturale, comprendente:
- Monumenti: opere architettoniche, plastiche o pittoriche monumentali, elementi o strutture di carattere archeologico, iscrizioni, grotte e gruppi di elementi di valore universale eccezionale dall’aspetto storico, artistico o scientifico.
- Agglomerati: gruppi di costruzioni isolate o riunite che, per la loro architettura, unità o integrazione nel paesaggio, possiedono valore universale eccezionale sotto il profilo storico, artistico o scientifico.
- Siti: opere dell’uomo o coniugazioni dell’uomo e della natura, come anche aree — compresi i siti archeologici — di valore universale eccezionale per la loro rilevanza storica, estetica, etnologica o antropologica.

Questa classificazione sottolinea come la protezione del patrimonio artistico e culturale non sia soltanto un atto di conservazione, ma un vero e proprio strumento di diplomazia e cooperazione internazionale. Attraverso la tutela condivisa dei beni culturali, gli Stati rafforzano legami, promuovono il dialogo e consolidano un’identità comune fondata sul riconoscimento del valore universale dell’arte.
Esempi recenti, come la ricostruzione dei siti distrutti in Siria e Iraq o i progetti congiunti nei Balcani, dimostrano come la cultura possa divenire un ponte di pace dopo i conflitti.
Biennali, festival e reti globali di cooperazione
Le Biennali d’arte — da Venezia a San Paolo, da Dakar a Gwangju — rappresentano oggi piattaforme privilegiate di diplomazia culturale. Questi eventi internazionali non solo promuovono la creatività contemporanea, ma anche il confronto tra visioni, estetiche e identità nazionali. La Biennale di Venezia, in particolare, con i suoi padiglioni nazionali, riflette il panorama geopolitico globale, permettendo a Paesi emergenti e consolidati di raccontarsi attraverso il linguaggio dell’arte.
Anche istituzioni come il British Council, il Goethe-Institut, l’Institut Français e l’Istituto Italiano di Cultura operano in questa direzione, sostenendo artisti, mostre e progetti interculturali come strumenti di dialogo e cooperazione.
L’arte come strumento di pace
In un’epoca segnata da conflitti, disinformazione e crisi globali, la diplomazia dell’arte offre un’alternativa basata sull’ascolto, la comprensione e il rispetto reciproco.
Attraverso l’arte, le nazioni possono negoziare significati, costruire fiducia e immaginare futuri condivisi.
Come ricordava l’artista e attivista Ai Weiwei, “l’arte non cambia il mondo, ma può cambiare le persone che cambieranno il mondo.” In questo senso, la diplomazia dell’arte rimane una delle forme più raffinate e durature di costruzione della pace. C’è ancora molta strada da fare affinché la diplomazia culturale diventi un pilastro solido della politica estera e uno strumento efficace per una strategia di soft power che duri nel tempo, ma ciò che conta è intraprenderla in modo consapevole.
Il suo potenziale, infatti, è immenso: più il concetto di diplomazia culturale viene accettato a livello globale, maggiore sarà la necessità di promuovere e analizzare il ruolo, sempre più importante, che questa ricopre all’interno della diplomazia ufficiale, nelle politiche e nelle pratiche dei governi e delle ambasciate.
Ciò che non deve essere dimenticato è che la diplomazia culturale, sebbene sia un’attività governativa, non può esistere senza il settore privato, che svolge un ruolo chiave: il governo, infatti, non crea cultura, ma si limita a farla conoscere all’esterno e a definire l’impatto di tale azione sulle politiche nazionali.
In questa gestione dell’ambiente internazionale l’ascolto è un aspetto fondamentale, poiché la diplomazia culturale va intesa come scambio bilaterale, dove lo scopo principale è quello di favorire la comprensione reciproca e il sostegno tra paesi diversi.
